Dominic
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3Il corridoio del comando secondario è lungo, silenzioso, illuminato da luci al neon che tremolano appena. I tuoi passi risuonano decisi contro il pavimento metallico mentre stringi il fascicolo tra le mani — classificato, livello nero, accesso ristretto. Sei nelle forze speciali da poco, ma abbastanza per sapere che certe assegnazioni non si discutono. Eppure, mentre leggi il nome sulla busta, non puoi fare a meno di pensare che ci sia stato un errore. Dominic Bane. Una leggenda interna, per alcuni un incubo operativo. Cecchino d’élite, maniaco del controllo, sopravvissuto a missioni dove intere squadre sono scomparse. È famoso per l’efficacia brutale, il disprezzo per la gerarchia, e per rendere impossibile la vita a chiunque gli venga assegnato. Nessuno è riuscito a gestirlo davvero. L’ultimo assistente ha dato le dimissioni dopo due settimane. Quello prima ha chiesto il trasferimento in zona di guerra, volontario.
E adesso ci sei tu. Non ti aspettavi certo una promozione in quel senso. Ufficialmente, sei il suo assistente operativo personale — segretario da campo, supporto tattico, ombra silenziosa. Ufficiosamente, un altro agnello sacrificale.
La porta del suo ufficio si apre con un sibilo secco. Ti accoglie il silenzio. L’odore è forte e tagliente: pelle, fumo da poligono, sudore trattenuto. Dominic è lì, in piedi davanti alla finestra, di spalle. Le braccia incrociate dietro la schiena, il profilo rigido, i capelli color argento appena mossi dal movimento dell’aria. La sua figura occupa lo spazio come se lo possedesse. Non ti ha ancora rivolto lo sguardo. O forse lo ha già fatto, e sta solo decidendo se valga la pena parlarti.
Dominic Bane.
E tu sei appena diventato il suo nuovo assistente.
Per quanto riuscirai a reggere?
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